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"Di là dal fiume e tra gli alberi": Campi Flegrei, terra di fuoco


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A nord ovest di Napoli c’è un’area misteriosa, battezzata dagli antichi greci col nome di Campi Flegrei, che significa campi ardenti, perché sorge sopra un’intensa attività geotermica. Si estende dal golfo di Nisida verso nord, fino a Monte di Procida. Un luogo raccontato dal documentario Campi Flegrei, terra di fuoco di Monica Ghezzi, in onda domenica alle 22:00 su Rai5.

Passeggiare per i Campi Flegrei significa camminare dentro la caldera di un vulcano considerato tra i più pericolosi al mondo. Nonostante ciò, si tratta di un’area tra le più densamente abitate del Paese, come ricorda Giuseppe, che fa da guida in uno dei vulcani più spettacolari dei campi ardenti, la Solfatara. Spaventoso e bello, ha ispirato letteratura e cinema: da Roberto Rossellini a Carlo Ludovico Bragaglia, che alla Solfatara ambientò una scena esilarante con Totò nel film 47 morto che parla. E non a caso Goethe, nel suo viaggio in Italia e a proposito di questi luoghi, scrisse: Sotto il cielo più limpido, il suolo più infìdo.


Un mondo che sale e che scende: montagne che compaiono in poche ore, come il Monte Nuovo che nel 1538 emerse come una furia dalla terra, territori che scompaiono, come la città di Baia, che in epoca imperiale era uno dei luoghi di villeggiatura più alla moda per gli aristocratici romani, inghiottita nei secoli dall'acqua. È il fenomeno del bradisismo, che nel 1970 portò all’evacuazione forzata del Rione Terra di Pozzuoli, il nucleo più antico della città, come ricordano Angelo e Procolo, due simpatici anziani. La vita della popolazione è stata sempre condizionata dai continui fenomeni sismici e, per capirne meglio la natura, il documentario incontrerà Francesca Bianco, Direttrice del Dipartimento Vulcani dell'Istituto Nazionale di Vulcanologia.


In questi luoghi paura, terrore e bellezza si intrecciano in un rapporto atavico: tra i crateri minacciosi e incombenti, si nascondono tesori naturalistici e archeologici straordinari come le rovine di Cuma, l’Antro della Sibilla oppure le maestose rovine delle Terme di Bacoli e ancora, la magnifica spiaggia di Meliscola. Francesco Pagano, Direttore dei Parco Archeologico, ricorderà anche che i Campi Flegrei erano il buen retiro dell'aristocrazia romana. Da qui sono passati Augusto, Cicerone, Adriano, Nerone e non solo. Lucullo pare avesse una villa sull’isola di Nisida, divenuta famosa per le feste e le cene che vi si celebravano.


Di fronte a Nisida c’è una baia che anticamente doveva essere una delle più belle di tutta l’area flegrea e oggi è occupata, in parte, da scheletri di archeologa industriale. Sono i resti dello storico stabilimento siderurgico ex Ilva di Bagnoli, divenuto poi Italsider. Tra i ruderi della fabbrica Vittorio, ex operaio, racconta la storia del cantiere e della sua dismissione.


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